Arte, letteratura e mitopoiesi del moderno nell’Ebdòmero di Giorgio de Chirico
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posted on 2020-02-28, 11:00authored bySimona Storchi
Negli anni della composizione di Ebdòmero (probabilmente fra il 1925-’26 e il 1929) Giorgio de Chirico vive e lavora a Parigi, dove si era trasferito nel 1925 (vi era già vissuto fra il 1911 e il 1915, anno in cui si era recato in Italia con il fratello Alberto Savinio, per arruolarsi nell’esercito italiano durante la prima guerra mondiale). La Parigi degli anni Venti ha un effetto elettrizzante sull’artista, che la definisce «scatola a sorpresa», «scena aperta di un teatro meraviglioso». Ciò che più affascina de Chirico riguardo alla capitale francese è l’onnipresenza di una modernità concepita come misteriosa capacità di esprimere un presente
che è allo stesso tempo «accoppiato a ciò che fu, gravido di ciò che sarà». Questa modernità parigina si esprime soprattutto in una teatralità ironica, capace di racchiudere interi drammi di vita moderna nello spazio di una vetrina-teatro, una teatralità attraverso la quale «il putto gigante del sapone Cadum, e il rosso puledro del cioccolatto Poulain sorgono con la solennità inquietante di divinità dei miti antichi». [Opening paragraph]