Gianni Celati, una questione di meraviglia
Nella notte tra il 2 e il 3 gennaio scorso, vicino a Brighton, in Inghilterra, dove viveva da anni, si è spento Gianni Celati. Celati è stato uno dei maggiori narratori e intellettuali del Novecento, oltre che finissimo lettore, critico, traduttore, regista e non da ultimo Maestro, perno di una comunità di scrittori e artisti con cui ha dato vita a molti importanti progetti di collaborazione. Nato il 10 gennaio del 1937 a Sondrio, Celati ha studiato a Bologna dove poi ha insegnato letteratura angloamericana al Dams ed è stato protagonista della stagione creativa degli anni '70 e '80, prima di lasciare l'accademia e stabilirsi in Inghilterra con la sua sposa, Gillian Haley. La sua opera sfaccettata testimonia un'inesausta curiosità intellettuale che supera i divari disciplinari, un'acuta sensibilità letteraria e una rara umiltà e ironia di chi rifiuta la dicitura di "professionista" della letteratura, e invece dà la preferenza al «conoscere le cose e poi, semmai, [al]lo scrivere», come suggerisce Enrico Palandri.2 In questo breve, personale ricordo non posso che concentrarmi su alcune immagini e parole tratte dalla sua opera, nel tentativo impreciso di portare omaggio all'enorme lascito intellettuale di Gianni Celati. [Opening paragraph]
History
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Bollettino ‘900, Electronic Journal of '900 Italian Literature, 2022, n. 1-2, I-II SemestreAuthor affiliation
School of Arts, University of LeicesterVersion
- AM (Accepted Manuscript)